Anche se si sente spesso parlare di ansia, secondo il mio onesto e modesto parere, l’ansia non sempre viene riconosciuta. Partendo dal disturbo dell’attenzione, passando dall’iperattività fisica o cognitiva, appellativi che sembrano essere oramai stereotipi etichettati ai giovani d’oggi per definire uno stato d’essere evitando forse di scendere nella profondità del loro dolore che sovente a radici ben più profonde di quello che possiamo immaginare. Arrampicandoci tra le increspature delle inappetenze ed il bisogno di continuo nutrimento e attenzione, potremmo dire che il problema dell’ansia insorge dalla perdita del radicamento nel proprio nucleo, dove anche il ritmo del circuito circadiano viene interrotto destabilizzando l’equilibrio biologico e mentale. Il disturbo dell’ansia può derivare da una combinazione di fattori biologici, psicologici, ambientali e anche energetici. È una risposta complessa e spesso automatica a situazioni percepite come stressanti o minacciose, che si attiva sia a livello mentale che fisico. La predisposizione all’ansia può essere in parte ereditaria, il trauma fantasma che di generazione in generazione viaggia seminando i suoi germi come spore su terreni predisposti. Le persone con una storia familiare di disturbi d’ansia o di depressione hanno maggiori probabilità di sviluppare ansia, spesso la sua celata esistenza e il pregiudizio del senso di colpa e di umiliazione che essa provoca, possono generare importanti somatizzazioni che dall’interno si manifestano all’esterno nel tentativo di essere notati e risolti.
La combo ereditarietà dell’umore e di tutto il corredo dei refusi d’anima, accoglie l’ansia provocando un potenziale squilibrio nei livelli dei neurotrasmettitori, come serotonina, dopamina, e acido gamma-aminobutirrico (GABA). E’ noto che bassi livelli di GABA possono ridurre la capacità di rilassarsi ma è anche vero che la mancanza di serenità riduce i livelli di GABA, come il cane che cerca di mordersi la coda si rimane inceppati in un sentito di dolore e di tormento che può bloccare arrestandosi nella paralisi del panico.
L’ansia all’inizio attiva il sistema di risposta allo stress, rilasciando ormoni come adrenalina e cortisolo, che preparano il corpo ad affrontare una minaccia, un ansia quindi fisiologica che cessa nel momento in cui la minaccia scompare. Se questa risposta è costantemente attiva, può trasformarsi in ansia cronica deprivando l’organismo della sua forza vitale, costringendolo a repentini cali delle sue fisiologiche difese immunitarie e rendendolo facile ricettacolo di rifiuti che sovente si invischiano a tutte le strutture e i sistemi dell’organismo.
Gli eventi esterni, come traumi, abusi, perdite significative o stress persistente (che può derivare dal lavoro, dalle relazioni o dai problemi finanziari), possono effettivamente innescare o intensificare l’ansia. L’ansia è legata anche a meccanismi cerebrali, come il ruolo delle amigdale, che memorizzano esperienze emotive, spesso legate alla paura e al pericolo.
Per questo, può succedere che, di fronte a una situazione di stress, il cervello ricolleghi inconsciamente l’esperienza attuale a emozioni immagazzinate in passato, amplificando così la risposta ansiosa.
Questa associazione può portare a una confusione tra ciò che è oggettivo (la realtà esterna) e ciò che è soggettivo (le emozioni e interpretazioni interne). Di conseguenza, la percezione di un evento esterno può risentire delle emozioni del passato e apparire più minacciosa di quanto sia realmente, come se la mente cercasse di trovare un legame tra passato e presente.
In sintesi, gli eventi esterni possono sembrare non casuali, poiché vengono interpretati attraverso il filtro delle esperienze e delle emozioni immagazzinate, creando un intreccio tra ciò che succede fuori e le reazioni interne.
Possiamo portare il discorso su un terreno affascinante, che tocca l’idea delle memorie transgenerazionali e delle esperienze che, secondo alcune teorie, potrebbero appartenere non solo alla nostra vita attuale, ma anche a vite precedenti o agli antenati.
Alcuni studiosi di psicologia transgenerazionale e di epigenetica suggeriscono che le esperienze traumatiche vissute dagli antenati possano lasciare una “traccia” nelle generazioni successive. Questa eredità emotiva potrebbe manifestarsi come una sorta di predisposizione ad ansie o paure specifiche, anche senza che ci sia stato un evento che le giustifichi nella vita attuale. È come se il corpo e il sistema nervoso fossero “programmati” a reagire a certi stimoli, in risposta a situazioni che non appartengono direttamente al vissuto personale, ma piuttosto alla memoria di chi ci ha preceduto.
La teoria della reincarnazione, invece, porta l’idea ancora oltre, ipotizzando che le esperienze di vite passate possano influenzare emozioni, paure e inclinazioni della vita presente. Questa prospettiva è più spirituale, ma è interessante considerarla soprattutto per chi percepisce legami o risonanze emotive, che non sembrano avere radici evidenti nella propria esperienza diretta.
In entrambi i casi, queste teorie offrono una visione in cui l’ansia e le reazioni emotive possono avere radici molto profonde, legate ad eventi esterni attuali e a una “memoria” collettiva o personale, che si estende oltre la nostra vita presente.
La società odierna può contribuire significativamente all’aumento dell’ansia, spesso attraverso le elevate aspettative che impone: il bisogno di “essere perfetti” può generare una forte paura del fallimento. Inoltre, il continuo bombardamento mediatico e l’iper-connessione digitale amplificano questa condizione, soprattutto in persone che, a causa di una scarsa connessione con il proprio nucleo di consapevolezza, sono più vulnerabili a questi stimoli esterni.
Quindi, la pressione sociale e l’esposizione costante alle informazioni possono diventare fattori stressanti per chi non è sufficientemente radicato in se stesso, alimentando ansie e insicurezze.
Non va sottovalutata l’influenza dell’ambiente familiare, dove spesso si sviluppano schemi ansiosi o stressanti. Questi modelli possono influenzare i figli, che, spesso inconsapevolmente, imparano ad adottare le stesse modalità di reazione. Le persone con bassa autostima o con pensieri negativi su se stesse tendono ad essere più vulnerabili all’ansia, mentre la spinta al perfezionismo può generare un costante senso di insoddisfazione e timore di non essere all’altezza, creando così una base fertile per l’ansia.
Inoltre, chi soffre di ansia ha spesso la tendenza a pensare in termini estremi o catastrofici, anticipando il peggio anche in situazioni neutre o innocue.
Fattori Energetici e Spirituali legati all’Ansia
Blocchi Energetici: Secondo la visione olistica, l’ansia può derivare da blocchi energetici, specialmente nei chakra inferiori, come il chakra della radice e il chakra del plesso solare. Questi blocchi impediscono il flusso di energia, portando a sensazioni di insicurezza e mancanza di controllo.
Disconnessione Interiore: L’ansia può anche essere interpretata come un segnale di disconnessione dal proprio centro, dalla propria vera essenza o dall’anima. Quando non si è in sintonia con i propri desideri autentici, possono emergere insicurezze profonde e un senso di insoddisfazione, che si manifesta come ansia.
Secondo alcune filosofie, l’ansia potrebbe avere radici anche in memorie emotive passate, personali o persino ancestrali, che il corpo “ricorda” come irrisolte.
Fattori Comportamentali e Stili di Vita
- Dieta e Abitudini di Sonno: L’assunzione eccessiva di caffeina, alcol o zuccheri, così come il sonno insufficiente, possono contribuire all’ansia.
- Sedentarietà: La mancanza di attività fisica può ridurre la produzione di endorfine e serotonina, che aiutano a regolare l’umore e a ridurre lo stress.
- Scarsa Gestione dello Stress: Senza strumenti efficaci per affrontare lo stress, l’ansia può svilupparsi e diventare un meccanismo di reazione abituale.
Conclusione
L’ansia è il risultato di un’interazione complessa di fattori interni ed esterni. Per affrontarla in modo completo, è utile considerare un approccio integrato che include l’equilibrio chimico, la consapevolezza emotiva, la gestione dello stress, la connessione energetica e, se si desidera, l’introspezione spirituale. Trovare modi per gestire l’ansia significa lavorare su più livelli – dal fisico al mentale, fino all’energetico e spirituale – per ricostruire un senso di stabilità e sicurezza profonda.